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Immagine del redattoreLuigi Genua

La parabola dei talenti

Nella ”parabola dei talenti” trovo la realtà di alcune aziende o meglio di chi le dirige!

Mi spiego meglio: quei dirigenti che, nella migliore tra le ipotesi, dotati di caratteristiche personali poco assertive, limitano il potenziale delle risorse gestite, in quanto, così facendo, credono di limitare i danni a chi ha creduto in loro, affidandogli i propri “talenti”.



Non sono questi i tempi di difendersi, è l’ora di preparare l’offensiva, abbiamo a disposizione le lezioni del passato e le tecnologie del futuro, al fine di non stancarsi mai di rischiare, anche perdendo alcune battaglie, ma per poi rialzarsi sempre e ricominciare ancora più forti!

Rinchiuso in sé stesso, senza provare a migliorare la propria posizione, ritenendo con tutta probabilità il suo comportamento saggio e prudente. Trincerato dietro l’osservanza ligia al suo dovere, senza mai mettersi in gioco. In realtà la buca nel terreno in cui seppellisce il suo talento non è altro che la paura del rischio che blocca l’iniziativa e lo fa rimanere all’interno della sua zona di comfort.


Ogni azienda ha i suoi talenti, qualità con cui può e deve servire sé stessa e gli altri.

Non importa quanti talenti hai, ciò che importa è metterli in gioco.

Tutti possiedono almeno un talento, ma non tutti lo fanno fruttare! Molte persone non conoscono neppure il proprio talento, alcuni ritengono di non averne nessuno, ma ciò non è possibile: ciascuno di noi ha un talento ed imparare a conoscerlo e svilupparlo è dovere di ognuno di noi.

Il talento è qualcosa di innato, un’inclinazione naturale, il modo con cui il nostro cervello reagisce agli stimoli esterni per il raggiungimento di un risultato. Il talento è, in altre parole, l’espressione della nostra creatività, intesa come pensiero libero da costrizioni e condizionamenti esterni, fatto di idee ed intuizioni.

Ciascuno di noi possiede un grande tesoro: sé stesso, una combinazione unica ed irripetibile di cellule ed energia, capace di creare qualcosa di nuovo e di bello, di pensare, agire, scegliere ed amare.

La domanda da porsi è quindi: cosa sto facendo del talento della mia azienda? Lo sto investendo o l’ho seppellito sotto terra?

Per preservare la propria posizione di potere, vengono messi a rischio innumerevoli posti di lavoro, ma la parabola, per chi non conoscesse il finale, descrive perfettamente cosa accadrà, prima o poi, a queste persone:


“Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.

Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: «Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque». «Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone». Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: «Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due». «Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone».

Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: «Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra:ecco ciò che è tuo».Il padrone gli rispose: «Servo malvagio e pigro tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti» ".

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